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La casa di una nuova vita per mamme in difficoltà e i loro bambini

La casa di una nuova vita per mamme in difficoltà e i loro bambini

CasArché è una comunità che a Milano accoglie le mamme in situazioni difficili e i loro bambini. È l’avvio di un percorso di reinserimento sociale e lavorativo.

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È arrivata con una figlia piccola, ma lei stessa era una bambina. È cominciata così una storia di recupero e inserimento, una storia a lieto fine. A sedici anni Mariangela (nome di fantasia) era incinta, non aveva relazioni con il compagno, aveva una scarsa vita affettiva e seri problemi relazionali con la madre.

A diciotto anni è arrivata a CasArché, una struttura destinata all’accoglienza di nuclei di mamme e bambini in situazioni di difficoltà. Lì ha conosciuto gli educatori e le educatrici e ha iniziato il suo percorso di risalita. Il primo anno è stato complicato perché gli scampoli di un’adolescenza difficile si sommavano a un’iniziale diffidenza: Dalila Melissari, una delle educatrici, racconta che "spesso gli educatori sono percepiti, da chi ancora non conosce CasArché, come quelli che vogliono portare via i figli ai genitori".

Poco a poco si è creato un clima di fiducia, Mariangela è cresciuta e sta crescendo la sua bambina. Ha imparato a vivere la sua maternità serenamente e consapevolmente, e ha anche ripreso in mano la sua vita: si è iscritta nuovamente a scuola dopo un abbandono che sarebbe stato uno spreco per la sua intelligenza.

 

Parola chiave: accoglienza

La Fondazione Arché è nata a Milano nel 1991 per opera di padre Giuseppe Bettoni, attuale presidente. In origine era destinata a fornire sostegno a mamme e bambini con Hiv; in seguito si è aperta a iniziative umanitarie di vario tipo, ma ha sempre mantenuto un’attenzione speciale alle problematiche di mamme e bambini in situazione di grave difficoltà, a cui offre accoglienza in una casa chiamata appunto Casa Accoglienza, nel centro di Milano.

Dal novembre 2016, grazie alla collaborazione con Enel Cuore, gli spazi a disposizione sono accresciuti notevolmente con l’inaugurazione di CasArché, una struttura molto più grande situata a Quarto Oggiaro, quartiere del capoluogo lombardo.

Le mamme che arrivano a CasArché – spesso tramite i servizi sociali – hanno vissuto varie situazioni di disagio come racconta Dalila: "ci sono donne senza fissa dimora, vittime di violenza, straniere con difficoltà di integrazione, donne con problemi nella famiglia di origine o con un vissuto di dipendenze".

Lì inizia un nuovo percorso, come racconta il nome stesso di questo progetto. 

 

"Arché in greco significa principio, ma è anche il termine che usavano i filosofi dell’antichità per indicare l’origine di tutte le cose. In questo caso l’inizio di una nuova vita".
Federica Berton, educatrice progetto CasArché

 

Vita quotidiana e lavoro

La vita quotidiana a CasArché dipende dalle singole situazioni: se per esempio una mamma lavora, continuerà a farlo per rientrare solo il pomeriggio o la sera; altre invece escono la mattina per accompagnare i figli a scuola. In generale però lo spirito è quello di una comunità: si vive insieme e ci sono alcune regole uguali per tutte, come gli orari dei pasti. E come in ogni vera comunità, racconta Federica, "il bel rapporto di fiducia si vede anche nelle piccole cose quotidiane, come quando ci si incontra in pigiama la mattina mentre si prepara il caffè".

Gli educatori seguono Mariangela e le altre mamme nella quotidianità: per esempio aiutano una nuova arrivata nell’allattamento dei suoi quattro gemelli, o insegnano alle più inesperte come fare il bagnetto ai figli. Più in generale, le supportano in tutto quello che riguarda il loro mestiere di mamme, il più difficile ma anche il più bello che ci sia.

Spesso il primo anno serve per ambientarsi e definire un percorso di uscita: lo scopo di CasArché, nelle parole di Dalila, "è il reinserimento di mamme e bambini nella normale vita sociale". Questo accade anche attraverso l’apprendimento di nuove competenze professionali, a cui provvede il laboratorio di sartoria dell’impresa sociale.

A questa iniziativa, recentemente, se n’è affiancata un’altra: un orto coltivato da mamme e bambini. È un lavoro gratificante, sia nel veder crescere i germogli e maturare i frutti, sia nel consumare i prodotti della terra coltivati con le proprie mani.

 

Dalla comunità all’autonomia

In media la permanenza a CasArché dura circa un anno e mezzo.

Per alcune mamme, le più fragili, è solo il primo passo di un percorso che può portarle a trasferirsi nei progetti di semi-autonomia: in questi casi si spostano – naturalmente con il figlio o i figli – in uno degli appartamenti di cui la Fondazione fruisce a Milano e lì continuano ad essere affiancate dagli educatori, ma solo a tempo parziale e non più 24 ore su 24.

Si passa poi alla fase di piena autonomia: anche in questo caso Arché fornisce le strutture abitative, alle quali si aggiungerà presto la Corte di Quarto, una palazzina con 14 appartamenti in corso di realizzazione nel giardino di CasArché.

Oggi Mariangela vive in regime di autonomia, ma non ha voluto recidere i legami che si erano creati: mentre è a scuola, lascia la bambina a CasArché. Ma c’è anche un’altra cosa che rende gli educatori ancora più felici e orgogliosi del proprio lavoro: spesso Mariangela va a trovarli spontaneamente, forse in nome di quell’affetto che non aveva trovato altrove. Un sentimento che ha avuto bisogno di tempo per nascere ma che adesso si è sedimentato.