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La condizione degli anziani oggi: problemi comuni e iniziative per aiutarli

La condizione degli anziani oggi: problemi comuni e iniziative per aiutarli

Il Covid-19 ha reso più drammatici e urgenti i problemi legati alla terza età facendo spesso dimenticare che gli anziani rappresentano anche una risorsa. Ecco quali sono i principali progetti in campo per aiutarli e valorizzarli.

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Invecchiare non è sempre semplice e, al tempo del Covid-19, lo è ancora meno. Ma a che età una persona si definisce anziana, esattamente? Quanti sono oggi gli anziani in Italia? Quali sono i principali problemi legati alla terza età e quali servizi e progetti possono aiutare a superarli?

Chi è “anziano”

Si tratta di un concetto che non può essere definito in assoluto, non avendo lo stesso significato in tutte le società e in periodi storici diversi. Di solito viene associato al diventare nonni, o al ridurre o cessare la propria attività lavorativa. Se le Nazioni Unite si riferiscono a chi ha più di 60 anni come “older persons”, l’Istat e il Ministero della Salute parlano di ultrasessantacinquenni

Nel 2018, però, durante il Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), è stato proposto di far “slittare” questo passaggio ai 75 anni. Secondo la SIGG, per effetto dell’allungamento della speranza di vita media alla nascita (in Italia 85 anni per le donne e 82 per gli uomini), tra le persone con più di 65 anni va distinto chi appartiene alla terza età (caratterizzata da buone condizioni di salute, inserimento sociale e disponibilità di risorse) e chi alla quarta (segnata da dipendenza dagli altri e decadimento fisico). In sostanza la proposta che arriva dalla SIGG è quella di aggiornare il concetto di anzianità, rendendolo più dinamico e innalzandolo di dieci anni. Perché? “Un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa e un 75enne quella di un individuo che aveva 55 anni nel 1980. Oggi alziamo l’asticella dell’età ad una soglia adattata alle attuali aspettative nei paesi con sviluppo avanzato”.

Quanti sono gli anziani in Italia oggi

In Italia, secondo i recenti dati Istat (relativi ai soli residenti), a inizio 2020 vivevano 13.946.954 persone con 65 anni o più. Si tratta di oltre il 23% dell’intera popolazione. 
L’indice di vecchiaia del nostro Paese, relativo al 2020, è 179: con questo si intende che ogni 100 bambini ci sono più di 178 anziani. Un dato che, da un lato, conferma il miglioramento della salute dei cittadini e, dall’altro, pone problemi nuovi dal punto di vista sanitario e socio-economico. Esigenze che vanno affrontate pensando all’anziano non solo come un costo, ma come una risorsa. 

L’importanza sociale degli anziani

Secondo il Rapporto Annuale 2020. La situazione del Paese dell’Istat, presentato il 3 luglio 2020, l’aumento della popolazione anziana rappresenta un vincolo e una risorsa. “Un vincolo, per le implicazioni che il carico di malattia comporta in termini di fabbisogno di assistenza; una risorsa perché́ le persone anziane sono un valido supporto per le famiglie, alle quali spesso forniscono aiuto per la cura dei figli e per il ruolo redistributivo di natura intergenerazionale svolto con i loro redditi da pensione nei casi di disoccupazione o di perdita del lavoro dei più giovani, contrastando così il rischio di povertà, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno.”

Dai dati relativi al periodo 2016-2019 di PASSI d’Argento, un sistema di sorveglianza della popolazione anziana coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, emerge che quasi una persona su tre (29%) rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività: il 19% si prende cura di congiunti, il 14% di familiari o amici con cui non vive e il 5% partecipa ad attività di volontariato. La capacità o volontà di essere una risorsa per gli altri è più diffusa tra le donne (32% rispetto al 24% negli uomini) e si riduce notevolmente con l’avanzare dell’età (coinvolge il 37% delle persone tra i 65 e i 74 anni, ma appena il 9% di chi ne ha più di 85), è minore tra le persone con un basso livello di istruzione e tra chi ha difficoltà economiche. Svolgere un’attività lavorativa retribuita è poco frequente (6%) ed è prerogativa di persone con un più alto titolo di studio, residenti nel Centro-Nord del Paese. Secondi i dati Istat relativi a invecchiamento attivo e condizioni di vita degli anziani in Italia, più di un anziano su quattro (26,8%) dichiara di avere fornito assistenza a bambini e nipoti, e il 13,2% ad adulti non conviventi.

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I problemi degli anziani

L’ineluttabile avanzare dell’età, prolungato grazie alla medicina e all’aumento medio della qualità della vita, comporta un inevitabile peggioramento delle condizioni di salute, anche se i problemi più insidiosi spesso non sono quelli fisici. 

Problemi fisici 

In Italia oltre 14 milioni di persone convivono con una patologia cronica e di questi, 8,4 milioni hanno dai 65 anni in su. Tra i 65 e i 75 anni, oltre la metà delle persone convive con una o più patologie croniche, una quota che aumenta con l’età fino a interessare tre persone su quattro tra chi ha più di 85 anni. È questo il contesto in cui si è diffusa l’epidemia da SARS-Cov-2: nel nostro Paese la letalità cresce con l’età e sembra in qualche modo associarsi alla presenza di patologie croniche, motivo per cui i più colpiti sono stati proprio gli over 65, soprattutto nei luoghi confinati come le strutture per anziani. 

Problemi psicologici

I problemi più nascosti e che hanno un risvolto importante sul fisico sono quelli psicologici, legati alla perdita di senso della propria vita e alla solitudine. Se in passato gli anziani ricoprivano un ruolo di primo piano all’interno della vita familiare e sociale, i rapporti, nelle attuali famiglie nucleari, cioè composte solo da genitori e figli, rischiano di farsi sempre più sporadici: soprattutto dopo la perdita del coniuge, il pericolo è di rimanere isolati da figli, nipoti e altri familiari più giovani, a maggior ragione se si vive in città diverse. Questo può portare a una perdita di significato sociale e affettivo. Dai dati di PASSI d’Argento, nel quadriennio 2016-2019, si stima che circa 2 persone su 10 sopra i 65 anni vivano in una condizione di isolamento sociale: in particolare, il 20% della popolazione dichiara che nel corso di una settimana ordinaria non ha avuto contatti - anche solo telefonici - con altre persone e il 70% non ha partecipato a incontri collettivi presso punti di aggregazione quali centri anziani, circoli, parrocchie o sedi di partiti politici e associazioni. La solitudine e l’isolamento sociale sono strettamente correlati ai sentimenti di vulnerabilità e ansia, che sconfinano talvolta nella depressione e in un serio declino della salute fisica.

La depressione

La depressione è una vera e propria patologia che colpisce in modo particolare gli anziani: il vivere da soli, i contatti sociali poco frequenti, i problemi di salute, la perdita dell’autosufficienza e/o di una persona cara sono tutti eventi associati sia a questa fase della vita che a questo disturbo psichico. Secondo PASSI d’Argento si stima che circa 13 persone su 100 al di sopra dei 65 anni soffrano di sintomi depressivi. Il legame con la salute fisica risulta molto stretto: chi soffre di questi sintomi ha vissuto mediamente 15 giorni in cattive condizioni fisiche nell’ultimo mese (rispetto ai 2 giorni riferiti dalle persone senza sintomi depressivi) e circa 12 con limitazioni alle attività quotidiane abituali (rispetto a meno di 1 giorno riferito da persone senza sintomi depressivi). I sintomi depressivi diventano più frequenti:

  • con l’avanzare dell’età (raggiungono il 22% dopo gli 85 anni);

  • nella popolazione femminile (17% contro il 9% negli uomini);

  • tra le classi socialmente più svantaggiate per difficoltà economiche (31% in chi riferisce molte difficoltà economiche rispetto all’8% di chi non ne riferisce);

  • tra le classi socialmente più svantaggiate per bassa istruzione (17% fra coloro che hanno al più la licenza elementare rispetto all’8% fra i laureati);

  • tra chi è solo in casa (16% rispetto al 12% di chi non lo è).


Una discreta quota di persone con sintomi depressivi (26%) non chiede aiuto, chi lo fa si rivolge ai propri familiari/amici (23%) o a un medico/operatore sanitario (17%) e, nella maggior parte dei casi (34%), a entrambi. Uno dei problemi più drammatici riguarda la sottostima di questa condizione, che nella maggior parte dei casi non viene diagnosticata: in Italia, un suicidio su tre è compiuto da persone anziane. I sintomi depressivi, inoltre, peggiorano il decorso e complicano il trattamento delle malattie croniche, provocano l’aumento del ricorso a visite mediche e al Pronto Soccorso, così come del consumo di farmaci e della durata dei ricoveri ospedalieri.

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Servizi e progetti per gli anziani

Per quanto i servizi e i progetti dedicati agli anziani siano molto numerosi, anche se non omogenei in tutto il territorio nazionale, quelli di supporto a distanza o di sostegno nelle difficoltà dovute alle limitazioni attuali imposte dalla pandemia sembrano essere oggi i più significativi.

  1. PASSI d’Argento (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) è un sistema di sorveglianza con l’obiettivo di effettuare un monitoraggio sullo stato di salute della popolazione al di sopra dei 65 anni. Nato dopo PASSI (iniziato nel 2006 e rivolto all’intera popolazione adulta), è stato sperimentato per la prima volta nel 2009 e avviato come indagine in continuo dal 2016, raccogliendo dati da tutte le Regioni e le Province Autonome, a eccezione di Lombardia e Val d’Aosta (escludendo però gli anziani istituzionalizzati, ovvero ospedalizzati o residenti in RSA, RSSA o case di riposo). Si tratta di uno strumento interno al Sistema Sanitario Nazionale, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e portato avanti da ASL e Regioni, che indaga sui tre pilastri dell’invecchiamento attivo, individuati dalla strategia Active Ageing dell’OMS: salute, partecipazione e sicurezza. Una migliore conoscenza della qualità di vita, delle disuguaglianze sociali nell’ambito della salute e dei bisogni di tutela e assistenza permette di guidare le azioni di prevenzione e di valutarne l’efficacia nel tempo.

  2. “Viva gli Anziani!” è un progetto che sosteniamo in partnership con la Comunità di Sant’Egidio: prevede interventi domiciliari e di monitoraggio attivo, di iniziative di sostegno e formazione adeguata per chi si prende cura dei parenti anziani, di promozione di nuove soluzioni strutturali come, per esempio, il cohousing. Tutto per permettere a queste persone di non dover abbandonare la propria abitazione, anche in caso di difficoltà economiche o logistiche, e soprattutto per non farle sentire sole. In occasione dell’emergenza Covid-19, poi, il nostro Gruppo ha stanziato ulteriori fondi (2 milioni di euro per un totale di cinque diverse iniziative) anche per supportare le persone anziane attraverso servizi di assistenza domiciliare e provvedere alle esigenze di vita quotidiana (come spesa e pasti a domicilio, ricette mediche e farmaci, distribuzione di generi di prima necessità, servizio di trasporto/accompagnamento per visite urgenti e inderogabili), per limitare le loro uscite di casa.

  3. Ben 1.402.755, poi, sono state le ore di volontariato per i quasi 7.000 volontari Auser durante l’emergenza Covid-19 nella primavera scorsa: non solo interventi a domicilio per la consegna di spesa, medicinali e pasti, ma anche trasporto protetto ai malati oncologici o di altre patologie che richiedevano cure urgenti e cicli di terapie e ai dializzati. E soprattutto tanto supporto telefonico, per fornire compagnia e rassicurazioni agli anziani soli.

  4. Le banche del tempo permettono alle persone di scambiare reciprocamente attività, servizi, conoscenze: un anziano potrebbe, per esempio, dare ripetizioni, o accudire un animale domestico, in cambio di qualcuno che gli faccia la spesa o gli tenga compagnia. 

  5. Mantenersi attivi e imparare è possibile a ogni età: università popolari, della terza età, o corsi di qualunque genere possono aiutare a mantenersi attivi mentalmente, a fare nuove amicizie e a costruire una rete sociale. E la Società Italiana di Gerontologia e Geriatria ha tradotto un opuscolo di semplici esercizi da fare a casa, soprattutto in un periodo come questo. Tenersi in forma fisica può aiutare anche la mente.